Allenamento mentale: quanto conta la forza della mente per migliorare la forza del tuo corpo?
Al termine di una massacrante ultra maratona di 180 km, l’atleta favorito entra nello stadio locale per un ultimo giro di pista. Il pubblico locale è lì per applaudire gli eroi di questa terribile competizione. Sono in piedi e fremono. Ma notano qualcosa di strano, qualcosa che non va. Infatti il runner in testa alla corsa appare confuso, disorientao, barcolla e sbanda. Non sembra lucido. Infine, in un silenzio di tomba, crolla a terra. Il suo staff accorre e lo incita a rialzarsi, deve finire la corsa, mancano poche centinaia di passi. Ma non c’è nulla da fare, la sua corsa è finita ed è un altro atleta a vincerla.
Il crollo improvviso
Ci sono delle spiegazioni mediche a quanto è avvenuto? Ci sono ragioni fisiologiche? Sì, vediamole:
- disorientamento e mancanza di coordinazione sono compatibili con uno stato di iponatriemia
- il crollo improvviso può ricondursi a problemi cardiaci o ad uno stato di esaurimento fisico generale
- anche la disitratazione può condurre a stati di confusione ed esaurimento
La scienza sportiva dice che la capacità di un atleta di spingere e di continuare a farlo è limitata da valori come il VO2 max (la quantità di ossigeno che possiamo utilizzare per la respirazione aerobica) e la soglia del lattato (il punto in cui i muscoli accumulano acido lattico più velocemente di quello che smaltiscono)
Allenamento mentale: una teoria interessante
Ma c’è una teoria che va oltre queste spiegazioni, secondo la quale il nostro atleta non ha vinto la gara perché…il suo cervello ha “visto” il traguardo prima del tempo e ha spento la macchina biologica! Nel suo saggio “The Lore of Running”, il dottor Tim Noakes afferma che:
nel nostro cervello è presente una sorta di «governatore centrale» che è responsabile della valutazione dello sforzo atletico e che determina quante fibre muscolari debbano essere reclutate per eseguirlo. Nel caso di una corsa il cervello analizza quanto è distante la linea del traguardo e confronta il dato con le corse e gli allenamenti passati, per stabilire un ritmo che, incidenti a parte, il nostro corpo può riuscire a sostenere senza farsi male. Se lo sforzo è troppo, il cervello aumenterà la sensazione di stanchezza e dolore, cercando di ingannarti per farti rallentare. Una volta compreso il meccanismo, questo può essere riprogrammato per andare più veloce
tratto da Eat & Run
In altre parole, si possono migliorare le prestazioni fisiche come resistenza e velocità con l’allenamento mentale! Fugare i pensieri negativi, che ci mettono in cattiva relazione con la distanza dalla meta. Gestire i segnali del corpo facendo intervenire non solo nutrizione, idratazione e respirazione ma anche la capacità del nostro “governatore centrale” in un gioco mentale vincente.
Altre conferme
Samuele Marcora, direttore della ricerca presso la Scuola di Sport e Scienze Motorie presso l’Università di Kent in Inghilterra lavora da tempo sugli effetti di un cervello stanco e negativo sulle prestazioni degli atelti. Secondo i suoti studi, questi effetti possono pesare sulle prestazioni quasi quanto l’esaurimento fisico. In un suo articolo (La prestazione mentale danneggia la prestazione fisica negli esseri umani), ipotizza che la stanchezza e il ruolo che essa svolge nello sport di resistenza potrebbe dipendere dal tuo cervello!
Ecco che l’allenamento mentale si pone come elemento cruciale nella preparazione fisica. Migliora le prestazioni e supera i limiti fisici percepiti.
Questa teoria, che Marcora chiama “modello psicobiologico di tolleranza allo sforzo” collega il dominio della psicologia e quello della biologia, revisionando la teoria del “governatore centrale” di cui sopra e proseguendola idealmente.
Al suo centro c’è un assunto importante: il nostro cervello suona l’allarme esaurimento sulla base di sue valutazioni conservative e difensive, molto prima che lo faccia il nostro corpo. In pratica, è come se ci mentisse, dicendo che siamo al termine delle nostre capacità mentre questo limite è ancora lontano! Un buon allenatore deve tenerne conto.
Alcuni consigli
Come superare dunque questo scoglio? Con l’allenamento mentale! Ti propongo, per iniziare, sei esercizi per imparare a migliorare la prestazione.
- Quando ti alleni, appena hai finito, prendi nota dei pensieri che facevi quando credevi di aver realizzato un buon allenamento. Dovrai riportarli alla mente nei momenti duri per continuare a spingere
- In modo simile, annota i pensieri negativi di quando la tua prestazione non ti ha soddisfatto: nei momenti di difficoltà, sostituiscili con quelli positivi
- Quando avvertirai i segnali che sambrano dirti che non ne hai più, ricorda che a parlarti è il tuo cervello. Il corpo ha ancora tanta benzina! Parlagli e digli che non credi a quello che dice.
- Impara dalle esperienze: ricorda quelle positive, annota le competizioni o gli allenamenti di cui vai fiero, che ti hanno esaltato, recuperale quando non ti senti all’altezza, ti aiuterà a dare ancora, perché sai che il tuo limite è più in là
- Sperimenta. Quando ti imbatti in sensazioni negative, anche nella vita quotidiana, ripeti dentro te stesso come un mantra controindicaizoni positive. Ti abituerai a non dar credito a quelle sensazioni, ribaltandole e vivendo in modo ottimale lo stress. Piove e fa freddo? E tu esci con una giacchetta ripeendo che c’è il sole dentro di te. Hai presente Rocky? Non fa male!
- Abituati a questi esercizi. Il condizionamento mentale che puoi raggiungere è enorme, più lo farai, più saranno efficaci nel sostituire la negatività.